
Architettura in tempo di crisi
Negli ultimi anni, la parola crisi ha assunto un ruolo prevalente nel dibattito contemporaneo, a qualsiasi livello. Dal campo finanziario, intangibile, i fenomeni di contrazione si sono estesi alla quotidianità, con conseguenze e modificazioni chiaramente percepibili. Gli usi degli spazi e delle abitazioni sono mutati in relazione alle possibilità e alle disponibilità di ciascuno. Cresce ogni anno, per esempio, la percentuale di trentenni che continua a vivere con i genitori (perfino negli Stati Uniti il fenomeno è in netta crescita), o di anziani che riprendono in casa i propri figli e nipoti che non possono permettersi la locazione di un appartamento. Vengono riproposte forme di convivenza che, superando visioni romantiche o legate a specifici movimenti (hippy, figli dei fiori, comuni), servono a mitigare l'impatto dei costi e delle spese. Architettonicamente questo si traduce in una reinterpretazione degli spazi dell'abitazione – ponendo particolare attenzione agli spazi comuni, interni all'unità residenziale o all'aperto - e in una rielaborazione delle gerarchie che hanno condizionato l'utilizzo degli spazi stessi. Parallelamente, lo spettro della crisi ha minato alla base le certezze consolidate, innescando una percezione d'insicurezza grazie a cui - soprattutto nelle porzioni di territorio non ancora fortemente antropizzate - stanno sorgendo una serie di insediamenti entro cui auto-segregarsi escludendo qualsiasi forma di condivisione, soprattutto con gli estranei. Co-housing, gated community, temporary housing sono nuovi modi che rimettono in gioco le consuete regole dell'abitare riconfigurando usi e funzioni in linea con lo stile di vita contemporaneo. Inoltre i nuovi strumenti urbanistici – piani casa, meccanismi perequativi – diventano di fatto operatori di trasformazione del progetto. E non soltanto in termini quantitativi. L'intervento mostrerà le sperimentazioni operate nell'ambito dei laboratori di progettazione e delle tesi di laurea, grazie a cui è stato possibile indagare nuove soluzioni tipologiche e architettoniche, mettendo in relazione – anche conflittuale – i nuovi modi di abitare contemporaneo. Nella convinzione che la contrazione delle opportunità a fronte della crescita delle necessità (vere o indotte che siano) sia diventato un dato importante per il processo di progettazione.