Il dna mutante della casa
Un ricordo comune, ricorrente nei racconti di molti, è la visita ad un parente la cui casa aveva un ambiente costantemente chiuso, sacralmente preservato in attesa che si sostanziasse un evento degno di nota: il salotto. Era la fine degli anni settanta, l'edonismo reganiano, stava per esplodere ma nella provincia italiana c'era ancora una rigida gerarchia nell'utilizzo degli ambienti domestici. L'accesso era limitato a seconda l'importanza dell'ospite, in uno strano rapporto tra referenza e diffidenza per cui un estraneo aveva la possibilità di entrare in salone ma non in cucina, mentre un nipote avrebbe potuto sedere sulle poltrone di velluto soltanto in occasione di un anniversario o un compleanno. Nel tempo, l'utilizzo degli spazi dell'abitazione è mutato grazie al raggiungimento di nuovi status e al cambiamento degli stili di vita. Tra gli anni ottanta e novanta, i fotogrammi cinematografici dei loft statunitensi raccontano l'estensione della socialità all'intera abitazione, senza soluzione di continuità, senza partizioni e limitazioni. Anche l'arredamento si adegua alla nuova geografia domestica esaltandone il dato mondano a scapito della quotidianità. Non è un caso che le camere dei bambini non siano contemplate: non corrispondono all'immaginario collettivo. Al contrario della stanza da bagno che, accessoriata da vasche a idromassaggio, docce/sauna, pavimenti in legno idrorepellente, diventa un nuovo ambiente semi-pubblico. L'inizio del nuovo secolo registra un'ulteriore mutazione genetica legata alla contrazione dei consumi, all'implementazione delle tecnologie digitali e a un'offerta televisiva pressoché illimitata. Aspetti che inducono le famiglie rimanere a casa in maniera più continuativa che in passato. Le trasmissioni di nouvelle cuisine e di bon ton domestico che permettono servire piatti degni di un ristorante, le prime televisive di film appena usciti al cinema, trasformano la casa in un nuovo “esterno” in cui i componenti della famiglia si incontrano per stare, anche a causa di forza maggiore, insieme. Questo nuovo stile di vita si traduce architettonicamente in un dimensionamento maggiore degli spazi comuni alla famiglia – le cucine perdono la configurazione del tinello per diventare spazi vissuti da tutti, il salotto e la camera da pranzo si fondono ospitando schermi ad alta definizione, le stanze da letto non servono più solo per dormire – e in una maggiore informalità negli usi e nelle finiture. Rimaniamo in attesa del prossimo upgrade.